Antonio Meucci, lo sfortunato dio dell’elettricità

telefono a disco

Questa è la storia di un genio dimenticato. Un nostro connazionale vissuto nell’Ottocento, così brillante da aver realizzato più di 50 invenzioni diverse, in 16 settori differenti, ed avviato 10 imprese industriali. Uno scienziato molto avanti rispetto ai propri tempi, in grado di padroneggiare settori di frontiera per i suoi coetanei, tra i quali l’elettricità (che allora si era da poco iniziato a comprendere ed applicare). Un uomo dalla vita rocambolesca, che per svariati scherzi del destino non ha avuto modo di essere riconosciuto dei propri talenti, cedendo tristemente successo e gloria ad altri. La sua invenzione più radicale? Senza dubbio il telefono. Stiamo parlando di Antonio Meucci: è un onore per noi raccontarvi la sua storia.

Piccoli curiosi crescono

Antonio Meucci nasce a Firenze nel 1808. I genitori si rendono conto da subito della grandissima curiosità che lo pervade e fanno di tutto per farlo studiare. Ecco quindi che si iscrive all’Accademia delle Belle Arti di Firenze, diventando il suo più giovane alunno: aveva solamente 13 anni. Le materie che apprezza di più sono disegno, meccanica e chimica. Ci sono in particolare i lavori di due scienziati che lo affascinano: Luigi Galvani, fisiologo bolognese che ha scoperto l’elettricità biologica (nei suoi esperimenti mostra che se il corpo morto di una rana viene attraversato da corrente, i suoi muscoli subiscono forti contrazioni: il galvanismo) e Alessandro Volta, il fisico comasco inventore della pila. Il giovane Meucci prova anche a replicare la pila di Volta con ciò che aveva a disposizione in accademia, senza però grandi risultati.

Dopo qualche anno la famiglia di Antonio è in grave difficoltà economica e chiede al figlio di cercare un lavoro per aiutarli con le spese. Diventa così una guardia alla Porta di San Nicolò di Firenze, ma ogni volta che può continua gli agognati studi. Purtroppo una serie di incidenti sul lavoro (un fuoco artificiale che precipita sulla folla ed un collega di guardia che cade in un fosso rompendosi una gamba) lo mettono nei guai con la giustizia, facendogli scontare anche dei giorni di carcere. 

Meucci riparte da zero: il mondo del teatro

Nel 1833 ha l’occasione di un nuovo inizio, quando il Teatro della Pergola lo assume come tecnico degli effetti speciali. Finalmente può dare sfogo al proprio talento: migliora l’illuminazione del teatro, impiega una macchina elettrostatica per generare fulmini artificiali e costruisce uno strumento in grado di direzionare ed amplificare le voci. Quest’ultimo viene usato dai tecnici per comunicare tra loro durante i cambi di scena ed è a tutti gli effetti l’antenato del telefono. 

L’esperienza al Teatro della Pergola fa cambiare la vita di Antonio per sempre. Innanzitutto, lì conosce e si innamora di Ester, la costumista del teatro, con la quale si sposerà. In più viene ingaggiato, insieme a tutta la compagnia teatrale, dall’impresario cubano Don Francisco Marty y Torrez per farli debuttare al Gran teatro de Tacòn, all’Avana. È l’occasione per cambiare vita: Antonio ed Ester partono all’avventura. La presenza di Antonio nell’isola caraibica rivoluziona il teatro cubano. Egli infatti fa collocare l’illuminazione a gas, inventa un nuovo sistema di ventilazione, fa portare dagli Stati Uniti dei macchinari per movimentare il palco e fa installare, per la prima volta in un teatro latino-americano, la toilette per donne.

a sinistra una fotografia del 1900 del Gran teatro de Tacòn, a destra un disegno dell’interno del teatro
Figura 1: a sinistra una fotografia del 1900 del Gran teatro de Tacòn, a destra un disegno dell’interno del teatro, rivoluzionato dalle brillanti visioni di Meucci (fonte: Storiadelladanza.it)

La genialità di Meucci non ha limiti: metalli e terapie

I prodigi di Antonio vanno anche oltre il mondo teatrale. Diventa presto esperto di trattamenti galvanici nei metalli, procedure in cui si rivestono i metalli con sottili strati di altri metalli tramite dei processi elettrochimici, e di elettroterapia, trattamenti in cui si applicano correnti elettriche in particolari zone del corpo per trarne benefici curativi. Costruì un vero e proprio laboratorio di elettroterapia, collocando sessanta batterie in serie per produrre scariche fino a 114 V. Un giorno ha in cura un paziente affetto da reumatismi: gli fa tenere vari elettrodi per condurre la corrente nel corpo, tra cui uno in bocca. Nel ricevere la scossa, il paziente emette un grido (come dargli torto!). Antonio era nel suo laboratorio lontano dal paziente, ma sente il grido nello stesso momento in cui venne emesso. Per la prima volta al mondo la voce umana è stata trasmessa tra due stanze tramite segnali elettrici. Antonio è folgorato: interpreta il fenomeno come una specie di telegrafo parlante, dandogli il nome di telettrofono. Nel frattempo il Gran teatro de Tacòn stava andando in perdita, così Don Francisco fa spostare la compagnia a New York: Antonio ed Ester si trasferiscono di nuovo, nonostante parlino a stento l’inglese.

una delle pochissime fotografie esistenti di Antonio Meucci
Figura 2: una delle pochissime fotografie esistenti di Antonio Meucci (fonte: Corriere della Sera)

Il sogno americano

Gli Stati Uniti d’America offrono ad Antonio grandi possibilità. Appena arrivato si mette subito al lavoro sul telettrofono, installando un laboratorio tecnico nel seminterrato di casa: un groviglio di bobine, fili e batterie in cui il perfeziona il macchinario. Nel frattempo, la salute di Ester peggiora sempre di più: è affetta da artrite reumatoide e il decorso della malattia la costringe spesso a letto. Antonio prova prima a curarla con l’elettroterapia, purtroppo invano. Allora installa una linea di comunicazione tra la sua camera da letto e il seminterrato, in modo da poter comunicare anche se lontani. È il primo collegamento telefonico al mondo: possiamo quindi dire che il telefono sia nato per amore. 

Nel 1871 lo scienziato sale su un traghetto newyorkese, per andare da Manhattan a Staten Island. All’improvviso il peggio: le caldaie del motore a vapore esplodono, travolgendo i passeggeri di acqua rovente. Antonio si risveglia in ospedale, coperto di ustioni gravi, e viene ricoverato per molti mesi. La situazione economica della famiglia si aggrava molto, come anche la salute della moglie. Ester è disperata e per sopravvivere è costretta a fare qualcosa di terribile: vendere i progetti e gli strumenti del marito. Quando Antonio torna a casa vede il lavoro di una vita sparito. È distrutto, ma capisce che l’unico modo per salvare la sua scoperta è mettersi di nuovo al lavoro per ricostruire tutto, presentare il brevetto ed avviare una produzione industriale di telettrofoni. L’idea è quella di utilizzare la rete di fili telegrafici già esistente per estendere la potenza del suo strumento, rendendolo alla portata di tutti. 

il telettrofono di Antonio Meucci
Figura 3: il telettrofono di Antonio Meucci (fonte: Accenti)

La nascita del telefono

Sopraggiunge un altro problema: depositare il brevetto costa 250 dollari, una cifra nemmeno lontanamente alla portata dei due coniugi. Allora Antonio opta per un caveat: una domanda di brevetto da rinnovare annualmente, che costa solo 10 dollari all’anno. Nel frattempo si reca alla America District Telegraph Company con i disegni dello strumento, chiedendo che il telettrofono venga sperimentato sulle linee telegrafiche della compagnia. La società rimanda più volte il test, con scuse sempre diverse. Fino a quando nel 1876 un certo Alexander Graham Bell deposita un suo brevetto chiamato telefono, molto simile all’invenzione di Antonio. Chi era questo personaggio? Un consulente della America District Telegraph Company.

Il telefono è un successo mondiale: Alexander fonda la Bell Telephone Company. Antonio capisce immediatamente di essere stato derubato dell’idea, ma a nulla servono le sue lettere di denuncia e i suoi tentativi di mettere in piedi la propria compagnia di telettrofoni. Un po’ per il potere della Bell Telephone Company, che vince tutte le cause ad essa intestate, ed un po’ per la difficoltà con la lingua inglese di Antonio, che fatica a dipanare la matassa della legge, la fama per l’invenzione del telefono viene attribuita per intero ad Alexander Bell. Antonio Meucci muore nel 1887 povero e solo: la amata moglie Ester si era spenta quattro anni prima. L’11 Giugno 2002 il congresso americano riconosce per la prima volta i meriti di Antonio Meucci nell’invenzione del telefono. Sono passati 113 anni dalla sua morte. 

Alexander Bell al telefono
Figura 4: Alexander Bell al telefono (fonte: Diari Toscani)

Gli ultimi saranno i primi?

È veramente irritante pensare che un uomo così geniale sia caduto nell’oblio, smarrito dietro una serie di eventi sfortunati e beffardi. Antonio Meucci è stato uno dei più grandi scienziati italiani di tutti i tempi, che ha portato al mondo innumerevoli innovazioni nei settori più disparati. Il suo telefono ha rivoluzionato la nostra società come pochi altri macchinari hanno saputo fare nel corso della storia. È un orgoglio italiano ma non solo: è l’orgoglio di tutti coloro che arrivano ingiustamente secondi, che intravedono la grandezza ma per pochissimo non riescono a raggiungerla, anche se la meritavano tutta. Mi rivolgo proprio a voi: non mollate mai, anche quando sembra impossibile continuare, perché prima o poi la giustizia fa il suo corso e otterrete quello che vi meritate, se lo avete raggiunto con dedizione ed in modo onesto. Ci auguriamo che questa storia vi abbia ispirato a perseverare; tra l’altro è probabile che molti di voi la stanno leggendo… proprio da un telefono! Come è buffo il destino…

Abbiamo stimolato la tua curiosità? Puoi saperne di più consultando le nostre fonti: 

Avatar Ilaria Giaccardo