Chi ha paura del buio? Fobie a parte, i blackout non sono mai un momento piacevole. Vi abbiamo già raccontato come mai accadano da un punto di vista tecnico: se vi fosse persi l’articolo potete recuperarlo qui: “Blackout estivi: perché accadono e come evitarli”. Oggi invece vi parliamo di tre blackout che hanno cambiato la storia. Ognuno di essi ha fatto luce sul ruolo centrale che oramai l’elettricità gioca nel nostro stile di vita contemporaneo. Torce alla mano: caliamoci insieme nelle vicende dei tre blackout più folli degli ultimi tempi.
India, 2012: il più grande blackout della storia
La crescita economica che sta sperimentando l’India negli ultimi decenni è sbalorditiva. Di pari passo con l’economia, anche il consumo energetico è salito alle stelle. Se questo consumo non è però affiancato da un ammodernamento strutturale e da un massiccio potenziamento della rete elettrica, il disastro è dietro l’angolo. Questo è proprio quello che è accaduto nel 2012, in piena stagione dei monsoni. A quel tempo il parco di generazione energetico del paese era prettamente composto da idroelettrico e fonti fossili, specialmente carbone. A causa del monsone, la capacità idroelettrica era ridotta e i consumi energetici si alzarono moltissimo per alimentare i condizionatori contro il caldo torrido. In più, le centrali a carbone stavano lavorando sotto regime, a causa di una temporanea carenza di carbone.
Mettete tutto insieme e il gioco è fatto: tra il 30 e il 31 luglio del 2012 avvenne un grande blackout nel nord dell’India. Ma non si trattava di un blackout qualunque: tre interi settori della rete elettrica nazionale, le reti Nord, Est e Nord-Est, rimasero completamente scollegate per più di 13 ore. Il numero di persone colpite ammontò a 620 milioni, il 9% della popolazione mondiale: stiamo parlando del più grande blackout della storia. In quei giorni, quasi un essere umano su 10 nell’intero pianeta rimase senza corrente elettrica. Date le condizioni precarie di gran parte della popolazione indiana, i danni furono incalcolabili. Migliaia di treni furono cancellati, i negozi accesero miliardi di candele per continuare a rimanere in esercizio e centinaia di minatori rimasero intrappolati nelle miniere, perché gli ascensori che dovevano riportarli in superficie smisero di funzionare.
L’India ha imparato la lezione e oggi la sua rete elettrica ha fatto passi da gigante: nel 2024 la domanda di energia ha toccato la quota record di 250 GW, senza riscontrare problemi di fornitura. È stato necessario un fatto così grave per far capire la vitale importanza della sicurezza energetica nazionale: finché una cosa non succede è impossibile immaginare le conseguenze.


in basso alcune immagini di vita quotidiana durante il blackout (fonte: Daily Mail)
New York, 1977: dai furti all’hip hop
Spostiamoci ora negli Stati Uniti della fine degli anni ’70. Era un periodo di grande tensione per l’America: la guerra del Vietnam era appena finita ed era in corso una grave crisi economica. New York era ai tempi una città molto pericolosa: si registravano tra i 1500 e i 2000 omicidi all’anno. La sera del 13 luglio 1977 faceva caldissimo e un grande temporale si abbatté sulla città. Un fulmine colpì la centrale elettrica di Buchanan, a circa 10 km da Manhattan. Dopo poco altri due fulmini danneggiarono parte delle linee elettriche. A causa del sovraccarico, il generatore di Big Allis nel Queens, il più grande della città, si spense: l’intera New York piombò nell’oscurità.
Quando la luce andò via, le persone si riversarono in strada. Capirono presto che il problema interessava l’intera città: la folla arrabbiata iniziò a sfondare le vetrine dei negozi e a portare via tutto quello che riusciva a trovare. Supermercati, centri commerciali, banche, concessionari: nulla si salvò dalla furia. Le forze dell’ordine arrestarono 4000 persone: così tante che non sapevano dove metterle, riempiendo addirittura gli scantinati dei commissariati.
Il fatto più curioso avvenne nel Bronx, il distretto più degradato: molti giovani afro americani saccheggiarono i negozi di elettronica per rubare gli strumenti musicali che non potevano permettersi, come mixer, casse e microfoni. Questi ragazzi poterono finalmente iniziare a sperimentare nuovi generi musicali: nacque così l’hip hop, emblema della scena newyorkese di quegli anni. L’assenza di elettricità ha dunque messo allo scoperto un sentimento generale da tempo represso, di profondo malcontento e di necessità di cambiare le cose, creando qualcosa di nuovo proprio come l’hip hop. In tutto questo caos, la cosa più incredibile è contare il numero di morti registrati quella notte: inspiegabilmente, soltanto uno.

Los Angeles, 1994: e uscimmo a riveder le stelle
Restiamo sempre in America, ma andiamo nel 1994. Siamo a Los Angeles, che all’inizio di quell’anno fu epicentro di uno dei terremoti più devastanti della sua storia: il terremoto di Northridge. La sua forza fu devastante, calcolata con una magnitudo pari a 6,7 sulla scala Richter: molto simile a quella del terremoto dell’Irpinia del 1980. Alle quattro del mattino avvenne un blackout generale: tutta la città rimase al buio.
Il 911, il numero per le emergenze negli Stati Uniti, fu tempestato di chiamate. La cosa incredibile è che moltissime persone chiamarono non per chiedere aiuto, ma per segnalare una strana presenza nel cielo notturno. Quella forma anomala fu presto associata agli alieni e si scatenò il panico. Tutti provarono a telefonare all’osservatorio Griffith chiedendo spiegazioni e perfino il Los Angeles Times scrisse un articolo sullo “strano cielo dopo il terremoto”. Sapete che cos’era quella strana macchia che gli americani videro quella notte? La Via Lattea.
A causa del pesante inquinamento luminoso presente nella città di Los Angeles, i suoi abitanti non avevano mai visto il cielo stellato prima di quella notte. È stato necessario staccare le luci dell’intera metropoli per rivelare la nube argentata della nostra galassia. Per quanto questa storia possa farci sorridere, è in realtà un grave sintomo della condizione umana odierna. L’inquinamento luminoso è un problema molto serio che colpisce gran parte dell’emisfero settentrionale del nostro pianeta. Questa sovrabbondanza di luce artificiale, oltre a causare un immenso spreco energetico, altera i ritmi biologici degli esseri viventi, come le migrazioni animali o il ciclo del sonno di noi esseri umani. L’abbattimento dell’inquinamento luminoso rientra tra le varie sfide della sostenibilità dell’illuminazione, uno dei tanti target dello sviluppo sostenibile dell’Agenda 2030 dell’ONU.

peggiorata dal fenomeno dell’inquinamento luminoso (fonte: Chieri ecosolidale)
Un consiglio di lettura per concludere
Abbiamo fatto luce su tre blackout da record, raccontandovi i retroscena e le conseguenze di interruzioni di corrente elettrica su larga scala e durature nel tempo. Questi avvenimenti sono stati importanti non tanto dal punto di vista tecnico, ma piuttosto da quello sociale ed umano. In un mondo fortemente in simbiosi con l’elettricità, è necessario un brusco distacco totale dalla corrente per renderci conto dello stretto legame tra questo vettore energetico ed il nostro stile di vita. Per continuare a riflettere sul tema vi consigliamo la lettura di “Blackout”, un romanzo di Marc Elsberg non basato su fatti reali ma abbastanza realistico da farci rabbrividire… senza energia elettrica quale sarebbe il nostro destino?
Abbiamo stimolato la tua curiosità? Puoi saperne di più consultando le nostre fonti:
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