L’Agenzia Internazionale per l’Energia (IEA) prevede che, se gli Stati non inizieranno ad usare tecnologie energetiche a basse emissioni di carbonio, il nostro Pianeta sarà destinato ad un clima più caldo e a condizioni climatiche estreme. Siccità, carestia, scarsità di acqua, innalzamento del livello del mare, scomparsa di alcune isole, incremento dell’acidificazione degli oceani e tanti altri scenari da incubo.
L’aumento delle temperature globali fra i 3e i 5 °C potrebbe, dunque, mettere a rischio la sussistenza della civiltà umana. Essa si è potuta sviluppare e consolidare negli ultimi 11 000 anni solo grazie alla stabilità climatica di questo pianeta, ora messa severamente a rischio da noi stessi…
Ma in che modo la classe dirigente sta cercando di arginare il problema? Scopriamolo insieme!
Dal rapporto Brundtland all’Agenda 2030
La parola sostenibilità, oggi comunemente usata e talvolta abusata, deve il suo successo al Rapporto Brundtland alla World Commission on Environment and Development del 1987. Per la prima volta si mette in luce il concetto di equità intergenerazionale:
“Per sviluppo sostenibile si intende uno sviluppo che soddisfa i bisogni del presente senza compromettere la capacità delle generazioni future di soddisfare i propri”.
Esprime anche l’equità nei rapporti tra contemporanei:
“Uno sviluppo sostenibile esige che siano soddisfatti i bisogni primari di tutti e che sia estesa a tutti la possibilità di dare realtà alle proprie aspirazioni ad una vita migliore”.
La sostenibilità è dunque un processo mutabile nel tempo. È influenzata dagli scenari geopolitici ed economici, e che si articola in tre dimensioni pietre miliari per l’evoluzione della specie umana: ambientale, economica e sociale.
In particolare, la dimensione ambientale riguarda la capacità da parte dell’Uomo di preservare l’ambiente in cui vive, in quanto esso rappresenta allo stesso tempo fornitore di risorse e ricettore di rifiuti.

Energia e Clima: i 17 obiettivi
Nonostante negli ultimi decenni si siano susseguite altre conferenze in materia climatica su scala globale, il tema ha assunto un ruolo preponderante soltanto a partire dall’ultimo decennio. Alcune degli eventi più importanti sono stati il Vertice ONU su Ambiente e Sviluppo nel 1992, la Conferenza COP3 della Convenzione Quadro delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici nel 1997 e il World Summit on Sustainable Development nel 2002.
L’Agenda 2030, adottata il 25 settembre 2015 dall’Assemblea Generale delle Nazioni Unite ed entrata in vigore il 1° gennaio 2016, è un documento costituito da 17 obiettivi declinati in 169 sotto obiettivi che fanno riferimento a tematiche di ordine ambientale, sociale, economico ed istituzionale e che sono finalizzati a realizzare un futuro sostenibile.
In applicazione del principio “no one left behind”, il non lasciare indietro alcuno dei Paesi aderenti all’Accordo, viene prestata attenzione nell’ampliare le possibili disaggregazioni per genere, cittadinanza, disabilità e territorio.
Particolare attenzione merita l’obiettivo 7, il quale punta ad assicurare l’accesso globale alle energie pulite, sostenibili, moderne, affidabili e convenienti entro il 2030. Si prevede, inoltre, di espandere l’infrastruttura dei servizi energetici anche in tutti i PVS (ossia i Paesi in Via di Sviluppo).
La corsa verso un 2050 ad emissioni nette pari a zero innescherà una trasformazione totale del sistema energetico, necessitando di nuove misure e politiche già a partire da questo decennio.

L’Accordo di Parigi sul Clima
L’Accordo di Parigi, approvato il 12 dicembre 2015 dalla convenzione sui cambiamenti climatici e siglato da 195 Paesi, ha segnato una svolta green in favore di economie dalle ridotte emissioni di carbonio per arginare i danni causati dai cambiamenti climatici.
È entrato in vigore il 4 novembre 2016, cioè al trentesimo giorno successivo al momento in cui almeno 55 Parti della Convenzione, responsabili del 55% delle emissioni a livello globale, hanno depositato i loro strumenti di ratifica, accettazione o adesione.
L’obiettivo cardine è quello di limitare l’aumento di temperatura globale ben al di sotto dei 2 °C aprendo le strade ad un target ancora più ambizioso: limitare l’aumento di temperatura a 1,5 °C rispetto ai livelli pre-industriali. Di conseguenza, bisognerà stabilizzare la concentrazione di gas serra “a un livello tale da evitare pericolose interferenze di origine antropica con il sistema climatico”.
Senza alcun intervento, l’aumento di temperatura stimato è intorno ai 4 – 5 °C, mentre le emissioni ammonterebbero a 55 Gt di CO2, a differenza delle 40 Gt di CO2 auspicate per rientrare nell’obiettivo dei 2°C.
L’Accordo prevede anche di dover conseguire un “bilanciamento tra le emissioni antropogeniche e assorbimenti di carbonio nella seconda metà del secolo”. Si potrà, in altre parole, continuare a emettere gas serra, a patto che tali emissioni siano compensate da nuovi assorbimenti. Si fissa un limite all’utilizzo delle fonti fossili.
È anche vero che i paesi in via di sviluppo, a differenza dei Paesi più ricchi, avranno bisogno di più tempo per raggiungere il picco delle emissioni, prima di iniziare la successiva fase di decrescita. Essi riceveranno quindi sostegni finanziari per intraprendere percorsi low carbon.
A tutti gli Stati aderenti è richiesto anche di fornire un inventario nazionale delle fonti maggiormente emissive, nonché di tracciare l’avanzamento dei propri contributi in materia di riduzione. Il piano deve essere revisionato ogni 5 anni, di pari passo con l’avanzamento delle conoscenze scientifiche.
Energia e clima hanno bisogno di “Parigi”
Nell’accordo non è stata prevista una data definita, una percentuale precisa o una tempistica stringente per la riduzione fino allo stop all’utilizzo delle fonti energetiche fossili, nonostante la scienza auspicasse una riduzione del 70% al 2050.
Viene anche sancita l’equità intergenerazionale, affinché le società future possano beneficiare dello stesso tipo di risorse e servizi naturali di cui disponiamo noi oggi.

Precedentemente all’Accordo di Parigi, la Commissione Europea aveva decretato nel 25 febbraio 2015 il pacchetto Unione dell’energia, il quale definiva un quadro comune nel settore dell’energia, corredato da politiche climatiche lungimiranti.
L’Energy Union si basa su 5 principi fondamentali: sicurezza dell’approvvigionamento energetico, piena integrazione del mercato europeo dell’energia, efficienza energetica, decarbonizzazione dell’economia e ricerca, innovazione e competitività.
Conclusioni
L’Accordo di Parigi e l’Agenda 2030 sono da vedersi non come un punto di arrivo, bensì come uno di partenza verso la costruzione di società più responsabili nei confronti del clima.
La loro naturale conseguenza risiede nella transizione energetica, con l’utilizzo maggiorato di fonti rinnovabili e moderne a discapito di quelle tradizionali di natura fossile.
Secondo l’IEA saranno necessari oltre 400 traguardi per giungere all’obiettivo finale di emissioni nette pari a zero entro il 2050, arrivando a quadruplicare gli sforzi di produzione ottenuti nel corso del 2020. Bisognerà installare almeno 630 GW di impianti fotovoltaici e circa 390 GW di eolico in più ogni anno fino al 2030.
Sebbene riusciamo a prevedere quale sarà il trend delle emissioni da qui a 10 anni, più complicato risulta ipotizzare cosa ci troveremo di fronte nel 2050. In gran parte questo deriverà dalle tecnologie che saremo riusciti a sviluppare nel corso dei prossimi anni.
Le società future dovranno dunque mantenere una stabilità economica e sociale, tale da permettere una transizione ordinata verso modelli di sviluppo più rispettosi dell’ambiente.
Abbiamo stimolato la tua curiosità? Puoi saperne di più consultando le nostre fonti:
- Atlante dell’energia, Esso Italia, De Agostini Libri S.p.A, 2015
- Europa.eu – Cambiamento Climatico
- rivistadga.it – Accordo sul Clima Parigi
- enea.it – Accordo sul Clima Parigi
- repubblica.it – Parigi: un accordo pieno di insidie
- camera.it – Accordo di Parigi e la posizione Italiana
- istat.it – SDGs Report
- i404.it – Obiettivi Agenda 2030
- Wikipedia.org – Transizione Energetica
- asvis.it – Italia’s Goal 13 SDG
- figisc.it – Transizione Energetica
- bp.com – Energy Economics
- qualenergia.it – La transizione energetica verso le rinnovabili e il problema del seminatore
- idea-on-line.it – Innovazione e sostenibilità ambientale
- agenziacoesione.gov.it – Agenda 2030 per lo sviluppo sostenibile
- econewsweb.it – Conto alla rovescia per l’entrata in vigore dell’Accordo di Parigi
Lascia un commento