Povertà energetica: la situazione in Italia

Il momento in cui riceviamo una bolletta da pagare non è mai piacevole. Per molte famiglie italiane si tratta però di un vero dramma, essendo impossibilitate a pagarle. Si tratta di quei nuclei familiari inghiottiti dalla spirale della povertà energetica, definita come l’impossibilità per una famiglia di accedere a servizi energetici essenziali che forniscono livelli basilari e standard dignitosi di vita e salute. Parliamone insieme.

I dati parlano

Numeri alla mano, nel 2022 erano oltre 2 milioni le famiglie in povertà energetica in Italia, pari al 7,7% del totale delle famiglie. La pandemia del Covid19 ha provocato una forte escalation dal 2020 in poi di questo dato, che non accenna purtroppo a fermarsi. Al 2023 infatti è ben il 9% delle famiglie italiane a soffrire di condizioni di povertà energetica (un aumento di +1,3% in un solo anno), con grandi impatti sulle fasce più vulnerabili: famiglie con minori, anziani soli, persone con disabilità e cittadini stranieri. L’incidenza del fenomeno è fortemente influenzata dalle disparità territoriali: i valori più elevati si riscontrano infatti nel Mezzogiorno e nelle zone periferiche delle grandi città metropolitane.

Il timore di non poter pagare le bollette di luce e gas preoccupa il 16% degli italiani. Le preoccupazioni sono ben motivate: nel 2022 ammontava a poco meno di 2000 euro la spesa energetica media annua per le famiglie italiane, con un rincaro di più di 500 euro rispetto all’anno precedente. Un recente studio di Nonna Roma mostra come nella città di Roma, tra i nuclei familiari in situazione di disagio economico, sia frequente la riduzione dei consumi alimentari per pagare le bollette ed evitare la sospensione delle forniture. Gli stessi consumi energetici vengono fortemente ridotti in condizioni di crisi. Non c’è nessuna motivazione ecologica dietro questa scelta, ma bensì di mera sopravvivenza, come sottolinea l’emblematico titolo di questo studio: “Il pane e la luce”.

Figura 1: infografica sui rincari delle bollette energetiche tra il 2021 e il 2022 (fonte: Nonna Roma).

Mappa energetica: questioni di quartiere

Analizzando la mappa della capitale, una ricerca di Mappa Roma evidenzia le disparità nei consumi energetici tra i diversi quartieri della città. I minori consumi sono registrati proprio in quei quartieri in cui i redditi familiari sono i più bassi, mentre i più alti nei quartieri centrali di Roma o nelle ville dell’agro romano. Le zone con redditi più alti, con case più grandi e maggiori necessità energetiche, registrano consumi elevati. Il picco risulta infatti nelle ville dell’Appia Antica nord e di Grottarossa ovest, seguiti da altri quartieri benestanti come Eur e Parioli. I consumi più bassi sono invece nei quartieri più popolosi e disagiati, sia perché gli alloggi hanno mediamente dimensioni minori, sia per le condizioni economiche degli inquilini. Il minimo si registra infatti a San Lorenzo, seguito a ruota da altri quartieri critici come Centocelle, Torpignattara, Testaccio e Ostiense.

Questi dati parlano chiaro: le disuguaglianze energetiche hanno fortissime implicazioni sociali. Qualcuno dice che “siamo ciò che mangiamo”, ma in realtà sembra più corretto assumere che “siamo ciò che consumiamo”.

Figura 2: distribuzione dei consumi domestici medi annui nel 2021 nei vari quartieri della città metropolitana di Roma (fonte: MappaRoma.info)

Casa amara casa

La situazione è ulteriormente aggravata dalla condizione del patrimonio edilizio italiano. Più della metà degli edifici risalgono a prima degli anni ’70 e quasi i tre quarti del settore residenziale è composto da classi energetiche molto basse: E, F e G. “Energie per la Casa Comune”, un progetto promosso dal Vaticano ispirato all’enciclica Laudato sì di Papa Francesco, ha sviluppato una piattaforma per identificare consumi e sprechi delle strutture ecclesiastiche. Dalle diagnosi energetiche effettuate è emerso che le principali esigenze di riqualificazione riguardano l’isolamento termico dell’involucro edilizio (71%), la sostituzione dei generatori di calore (47%), la riqualificazione del sistema di illuminazione (56%) e l’installazione di pannelli solari termici per l’acqua calda sanitaria (24%) e di impianti fotovoltaici (74%). Passando dal sacro al profano, percentuali simili si riscontrano in tutto il parco edilizio italiano.

Per raggiungere gli obiettivi climatici fissati, tra il 2015 e il 2022 era prevista una riduzione dell’8,1% del consumo finale di energia per abitazioni e servizi. Ahimè è stata invece raggiunta solo una contrazione del 3%: meno della metà di quanto necessario per soddisfare gli obiettivi climatici. La strada da percorrere è ancora molto lunga.

Figura 3: distribuzione delle classi energetiche del parco edilizio italiano (fonte: SIAPE).

Uno sguardo alla politica

Nel Piano Nazionale Integrato Energia e Clima del 2020, inviato dal Governo alla Commissione Europea, l’obiettivo è ridurre la povertà energetica entro il 2030 in un intervallo fra il 7 e l’8% del totale delle famiglie.  Questo tema è di grande rilevanza nel periodo attuale di intensa crisi geopolitica che sta ridisegnando la geografia dei fornitori di energia nazionali. Le soluzioni della politica italiana per contrastare la povertà energetica consistono in 3 tipologie: ridurre la spesa energetica, migliorare l’efficienza energetica e fornire sussidi.

Per ridurre la spesa energetica delle famiglie si utilizzano bonus e detrazioni.
bonus elettrico e gas erogano, tramite sconto in bolletta, un importo variabile in base al numero dei componenti. Per il solo bonus gas, inoltre, l’importo varia anche in base alla zona climatica. L’accesso è vincolato a un valore dell’ISEE inferiore a 8.107,5 euro, elevato a 20 mila euro per le famiglie con più di 3 figli a carico. Per chi utilizza macchinari medicali salva vita si aggiunge un ulteriore sconto in bolletta indipendente dal reddito, grazie al bonus per disagio fisico. Ci sono anche le detrazioni, che riducono sia l’accisa sui primi 150 kWh di consumo mensile, sia il prezzo dei combustibili usati per il riscaldamento in Sardegna, nelle isole minori e nelle aree montuose.

Figura 4: schema degli scaglioni dei bonus elettrico e gas (fonte: EnergMagazine).

Numerose politiche puntano a migliorare l’efficienza energetica delle abitazioni, come regolamenti, agevolazioni fiscali, certificati di prestazione energetica ed energy tutor.
La più celebre è l’Ecobonus: la detrazione fiscale per la riqualificazione energetica degli edifici. Viene esteso alle famiglie in povertà energetica attraverso la facoltà di cessione del credito per gli incapienti e agli Istituti autonomi per le case popolari. La Sottosegretaria di Stato al Ministero dell’Economia e delle Finanze Lucia Albano affronta così il problema della povertà energetica in Italia:

“L’azione del governo si sostanzia in tre pilastri fondamentali: il sostegno alle famiglie, la ricerca di un’autonomia e di contrasto alla dipendenza energetica dall’estero e investimenti strutturali. Per quanto riguarda il sostegno alle famiglie, è un’azione che il governo ha cominciato a intraprendere già dalla prima legge di bilancio con uno stanziamento importantissimo, gran parte della manovra del 2023 era stata impegnata per il sostegno a famiglie e imprese sul tema del caro bollette e dell’energia, ricordiamo che erano 21 miliardi su 35 in totale. La manovra di bilancio del 2024 ha proseguito su questa linea perché ha previsto, e li prevede tuttora, diversi bonus e agevolazioni, inclusi i bonus bollette. […] La lotta alla povertà energetica è una sfida complessa, una delle sfide di questo secolo, ma attraverso questa strategia multiforme, lungimirante e sistemica che il governo sta perseguendo, sono certa che la giusta rotta è stata tracciata e proseguiremo con determinazione in questa direzione”.

Un’altra carta che ci fornisce l’Europa è l’utilizzo del Fondo Sociale per il Clima: una misura pensata per mitigare gli effetti economici e sociali della transizione energetica rivolta alle famiglie vulnerabili, agli utenti dei trasporti e alle microimprese. Entro giugno 2025 l’Italia dovrà presentare un Piano Sociale Climatico Nazionale. Sarà redatto in consultazione con autorità locali, sociali, e civili e dovrà descrivere misure e investimenti diretti al raggiungimento degli obiettivi. I singoli cittadini possono farne richiesta tramite il CAF, attraverso la compilazione di dati che descrivano la propria situazione familiare di necessità. Nel periodo 2026-2032 l’Italia prevede di assegnare 7 miliardi di euro tramite questo Fondo, dedicato ai nuclei familiari con ISEE inferiore ai 10.000€. Si stima che le famiglie italiane interessate da questo fondo siano più di 4 milioni: un dato veramente impressionante.

Figura 4: schema riassuntivo per richiedere il Fondo Sociale per il Clima (fonte: ENEA).

Conclusioni sociali

Nessun grande cambiamento è mai avvenuto gratis. La transizione energetica non è da meno: richiede infatti grossi investimenti, anche da parte della popolazione e del singolo utente, affinché si realizzi. Nonostante la grandiosità dell’impresa è però fondamentale non dimenticarsi mai degli ultimi, che rischiano di essere torturati dalla spada di Damocle della povertà energetica. È quindi fondamentale assistere e garantire che ognuno, soprattutto le famiglie in difficoltà, abbiamo i mezzi per raggiungere questo traguardo tutti insieme. Nessuno escluso.

Avatar Ilaria Giaccardo