Geopolitica energetica: l’impatto della guerra russo-ucraina su Europa e Italia

La geopolitica energetica ha subito profondi cambiamenti a seguito dell’invasione russa dell’Ucraina nel febbraio 2022, con ripercussioni significative sull’approvvigionamento di materie prime in Europa. La crisi ha messo in evidenza la fragilità della dipendenza europea dalle forniture energetiche russe, portando i governi europei a ripensare alle proprie strategie. Nel 2021, infatti, l’Unione Europea importava 155 miliardi di metri cubi di gas naturale dalla Russia, rappresentando circa il 45% di importazioni di gas da paesi terzi, oltre a petrolio e carbone. Negli ultimi anni l’UE è riuscita a ridurre progressivamente gli scambi commerciali con Mosca e oggi la percentuale di importazioni di gas è scesa al 15%, con valori pari a 43 miliardi di metri cubi.  

Figura 1: Cambiamenti registrati tra il 2021 e il 2023 nell’approvvigionamento di gas dai principali partner UE. (Fonte: Commissione Europea)

L’impatto del conflitto sui mercati energetici

In questo scenario di instabilità, è emersa la necessità di assicurare la sicurezza energetica, favorendo la diversificazione delle fonti di approvvigionamento per ridurre la dipendenza verso pochi fornitori. Secondo l’International Energy Agency (IEA) per sicurezza energetica si intende la disponibilità ininterrotta di fonti energetiche a un prezzo accessibile, ma oltre a queste due dimensioni emerge anche l’importanza di perseguire la sostenibilità del sistema energetico. La geopolitica energetica gioca un ruolo cruciale in questo equilibrio, influenzando le strategie nazionali e internazionali per garantire un approvvigionamento stabile e sostenibile. Si delinea così il cosiddetto trilemma energetico, ovvero il complesso equilibrio tra accessibilità, sicurezza e sostenibilità. Tuttavia, si tratta di dinamiche difficili da bilanciare e il conflitto russo-ucraino lo ha dimostrato.

Figura 2: Indice del trilemma energetico europeo, 2024 (fonte: World Energy Council)

Il conflitto ha avuto effetti immediati e significativi sul settore energetico europeo, costringendo diversi Paesi a prendere misure straordinarie per fronteggiare l’emergenza. Tra le conseguenze più evidenti vi è stata la riapertura di alcune miniere di carbone, una scelta adottata da Stati come la Germania per compensare la riduzione delle forniture di gas russo. Tuttavia, questa decisione ha avuto un costo ambientale rilevante, con un conseguente aumento delle emissioni di CO₂, in contrasto con gli obiettivi di decarbonizzazione dell’UE.

Geopolitica europea, la crisi del gas e la corsa alla diversificazione energetica

Un altro impatto diretto è stato l’impennata dei prezzi del gas: nell’agosto 2022 il mercato ha raggiunto livelli senza precedenti, con il prezzo del gas nell’hub olandese TTF (Title Transfer Facility) che ha toccato i 350 euro al megawattora. Questo aumento vertiginoso ha avuto ripercussioni drammatiche sulle economie europee, colpendo in modo particolare famiglie e imprese, che si sono trovate a far fronte a bollette energetiche insostenibili.

A rendere ancora più critica la situazione è stata la chiusura parziale o totale di gasdotti strategici, come Nord Stream 1, che ha reso urgente la ricerca di nuovi fornitori e l’espansione delle infrastrutture per l’importazione di gas naturale liquefatto (GNL). Questo ha spinto l’UE a stringere nuovi accordi con Paesi come Norvegia, Algeria, Stati Uniti e Qatar, con l’obiettivo di ridurre ulteriormente la dipendenza dal gas russo e rafforzare la sicurezza energetica del continente. La crisi ha evidenziato come la geopolitica energetica sia ormai un elemento centrale nelle strategie economiche e diplomatiche europee, con un impatto diretto sulla stabilità e sulla competitività del sistema energetico.

La guerra ha quindi enfatizzato la difficoltà nel rispettare tutti e tre gli elementi del trilemma energetico, a danno soprattutto dei cittadini e dell’ambiente. Ne è conseguita la volontà urgente degli Stati membri di adottare misure per rafforzare la diversificazione delle fonti di energia e perseguire in maniera ancora più tempestiva la decarbonizzazione energetica.

Geopolitica energetica: le strategie dell’UE per affrontare la crisi e garantire un futuro sostenibile

In questo contesto, l’Unione Europea ha adottato delle misure volte ad affrontare la crisi e costruire un futuro energetico più sicuro e sostenibile; tra queste, il piano REPowerEU, il price cap sul gas e gli acquisti congiunti di energia.

REPowerEU è il piano strategico dell’Unione Europea, presentato dalla Commissione Europea il 18 maggio 2022, per ridurre la dipendenza dell’UE dai combustibili fossili russi, accelerare la transizione energetica e rafforzare la sicurezza energetica.

Gli obiettivi principali includono la diversificazione delle fonti energetiche, l’aumento della produzione di energia da fonti rinnovabili, l’efficientamento energetico, la riduzione dei consumi, il potenziamento delle infrastrutture energetiche per aumentare lo stoccaggio di gas e la capacità di rigassificazione di gas naturale liquefatto, e il sostegno economico alle imprese e alle famiglie colpite dall’aumento dei prezzi energetici. Inoltre, il piano ha permesso di semplificare la burocrazia per il rilascio delle autorizzazioni per le energie rinnovabili. 

Un altro intervento adottato è stato il price cap sul gas. L’Unione Europea ha deciso di introdurre un meccanismo per limitare la volatilità dei prezzi del gas e prevenire speculazioni di mercato. I ministri dell’energia degli Stati membri hanno concordato di fissare un tetto massimo di 180 euro per megawattora, al fine di contrastare le oscillazioni estreme e tutelare famiglie e imprese dagli aumenti eccessivi dei costi in bolletta.

L’Unione Europea ha inoltre promosso gli acquisti congiunti di gas, attraverso la piattaforma AggregrateEU. Questa misura ha rafforzato il potere negoziale dell’UE sul mercato globale e ha evitato la concorrenza tra i Paesi membri nell’approvvigionamento di energia, permettendo di ottenere prezzi più vantaggiosi e riducendo la dipendenza da singoli fornitori.

Figura 3 (fonte: Energia Oltre)

Conclusioni

In conclusione, la guerra russo-ucraina ha impresso uno slancio decisivo alla transizione del settore energetico europeo. La necessità di ridurre la dipendenza dal gas russo ha infatti portato i Paesi dell’Unione Europea a diversificare le proprie fonti di approvvigionamento e a rafforzare le collaborazioni con partner strategici, tra cui la Norvegia, gli Stati Uniti, i Paesi del Medio Oriente e del Nord Africa, oltre a investire in maniera sempre maggiore nelle fonti rinnovabili, come eolico, solare e idrogeno verde.

Tuttavia, l’assenza a livello europeo di un mercato unico dell’energia rappresenta un forte limite che potrebbe rallentare la transizione energetica. La frammentazione delle politiche nazionali comporta differenze significative nei prezzi dell’energia tra i vari Paesi, ostacoli agli investimenti e alla competitività industriale. Per superare queste criticità, diventa pertanto importante ampliare il Mercato Unico al settore energetico, al fine di armonizzare le strategie di decarbonizzazione e di sicurezza energetica, ed equilibrare così le dimensioni del trilemma energetico, garantendo accessibilità, sostenibilità e sicurezza.

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